C. Bearzot (Milano), Atene nel 411 e nel 404 a.C. Tecniche del colpo di stato

Una delle costanti individuate da G.A. Lehmann nei due colpi di stato del 411 e del 404 è la preoccupazione legalistica: nelle fonti, soprattutto di tendenza antidemocratica, si insiste sul fatto che il popolo fu “costretto” dall’emergenza a rinunciare consapevolmente alla democrazia, nel 411 per poter godere dell’appoggio finanziario del Re, nel 404 a seguito della sconfitta in guerra.
Per poter attuare la katalysis del demos con il consenso del medesimo, i rivoluzionari misero in atto una serie di tecniche, che presentano, nei due casi, elementi di continuità e di discontinuità legati alla diversa situazione, ma mirano tutte a paralizzare l’azione del popolo:
1) azione clandestina delle eterie, che ottiene il controllo delle istituzioni democratiche;
2) forme di intimidazione, di violenza, di terrorismo, che creano un clima di diffidenza e di scoramento e portano il popolo all’inerzia;
3) complotti giudiziari, che eliminano i punti di riferimento del demos.
Di recente, limitandosi al caso del 411, M. Taylor ha negato il carattere determinante di queste tecniche per la realizzazione del colpo di stato; dal canto suo, H. Heftner ne ha ridimensionato la portata. L’abbattimento della democrazia sarebbe stato reso possibile dalla mancanza di una efficace reazione popolare, dovuta allo scarso attaccamento del popolo alla democrazia (Taylor), e dalla presa che il programma “moderato” di una parte dei congiurati avrebbe avuto sugli Ateniesi (Heftner).
In realtà queste interpretazioni, che minimizzano l’incidenza delle tecniche sovversive, non tengono conto di un elemento, che peraltro accomuna i due momenti di crisi istituzionale: la mancanza di una efficiente leadership democratica. Essa è pressoché assente nel 411, a motivo del trasformismo di molti uomini politici di estrazione democratica, dell’assenza della flotta e dei suoi capi, dell’eliminazione fisica di alcuni leader; è invece presente e attiva nel 404, ma viene opportunamente eliminata con i processi a carico di Cleofonte e di Strombichide, Dionisodoro e altri strateghi e tassiarchi democratici; in tutti e due i casi, il popolo è costretto all’inerzia dal fatto di trovarsi senza guida. Laddove invece una leadership democratica è in grado di operare, come nella controrivoluzione di Samo, la reazione popolare si manifesta in modo pienamente efficace.
Le vicende dei due colpi di stato confermano il giudizio di Tucidide, che, valorizzando l’importanza delle tecniche sovversive messe in atto dai congiurati, insiste sul problema di leadership che investì Atene dopo la morte di Pericle e sottolinea come l’affermazione delle ambizioni di potere dei singoli a danno del bene comune spezzi l’unità della comunità cittadina, stravolga valori e rapporti di convivenza civica e si traduca in grave fragilità istituzionale.