M. von Albrecht (Heidelberg), Terror et pavor : politica e religione in Lucrezio


Per capire la fenomenologia del terrore e della paura nell’epoca tardo-repubblicana la testimonianza di Lucrezio è particolarmente preziosa. Essendo quello dei Romani un universo politico e morale fin dall’inizio, persino un poema De rerum natura non tratta soltanto di fisica, ma anche di etica, psicologia e politica.

Terror et pavor è un tema centrale e permanente nel De rerum natura. Non solo il vocabolario in merito è ricco e colorato, ma anche il contenuto abbonda di osservazioni sulla natura, nonché di osservazioni psicologiche di una precisione e finezza sorprendente. La liberazione dalla paura è lo scopo dichiarato dell’opera di Lucrezio. La sua lotta contro il terrore e la paura riflette l’angosciosa atmosfera dell’epoca tardorepubblicana. Lucrezio coraggiosamente attacca l’abuso politico della superstizione, stigmatizza i sacrifici umani a fini politici. Alla paura tradizionale delle divinità pagane il poeta contrappone la liberazione per mezzo del ragionamento filosofico; alla deificazione dei condottieri contrappone la divinizzazione di un maestro, che non riduce in schiavitù l’individuo, ma lo libera; agli dei troppo umani e troppo disumani del paganesimo – oggetto di paura permanente – contrappone la sua idea sublime del divino, libero e lontanissimo dai nostri dolori e timori. Contro un pregiudizio assai diffuso bisogna tenere presente che Lucrezio non è ateo, non elimina la pietas (eusébeia). Lucrezio, benché parli di religio, non attacca la religione, ma la superstizione (deisidaimonía; divom metus 5, 73#) e l’abuso di quest’ultima per giustificare il terrore e la violenza. In un’epoca la quale accordava maestà divina a certi politici è stato un atto coraggioso quello di smascherare l’alleanza non santa di terror politico e di superstizione, di mantenere la dignità assoluta del divino e la libertà dell’uomo. Anche la deificazione del maestro liberatore non è idolatria, ma un antidoto contro gli abusi dell’epoca.

Spesso i poeti catturano con precisione sismografica l’atmosfera di un’epoca; questo fatto potrebbe incoraggiare una collaborazione più stretta tra storici e filologi sui testi poetici. Notiamo infine che sia gli echi lucreziani negli autori cristiani che la “modernità” di certe altre idee lucreziane dimostrano che la sensibilità dei poeti è spesso in anticipo rispetto alla propria epoca.