Niccolò Canussio - De restitutione Patriae




NOTE

di Cristina Moro

[1] Elio Quinzio Emiliano Cimbriaco, pseudonimo di Giovanni Stefano Emiliano, letterato e poeta di Vicenza vissuto nel secolo XV. Dopo aver compiuto gli studi umanistici nella sua città natale si trasferì in Friuli per esercitare la professione di professore di latino a Pordenone, Sacile, San Daniele, Gemona. Fu coronato di lauro come poeta eccellente nel 1469 per aver composto alcuni versi in lode dell'imperatore Federico III. Dopo aver svolto per molti anni l'incarico di professore pubblico, nel 1489 si trasferì a Lintz alla corte dell'imperatore Massimiliano; qui fu per la seconda volta coronato di lauro per i suoi carmi encomiastici dedicati all'imperatore; dallo stesso fu insignito del titolo di conte palatino il 3 ottobre 1489. L'anno successivo fu a Cividale del Friuli, dove rimase fino alla morte: G.G. LIRUTI, Notizie delle vite ed opere scritte da letterati del Friuli, 1, Venezia 1760, 382-394. Per la successiva bibliografia si rinvia alla nota 11 dell'Introduzione.

[2] Pseudonimo di Marco Antonio Coccia (Vicovaro 1436 - Venezia 1506). Fu uno storico umanista che si ispirò alla storiografia di Flavio Biondo. Insegnò retorica a Udine tra il 1473 e il 1483; successivamente si trasferì a Venezia dove diresse per un certo periodo la biblioteca pubblica. Tra le opere citiamo le Enneades sive rapsodiae historiarum, opera di storia generale dalle origini al secolo XVI, e le Rerum venetarum ab urbe condita ad Marcum Barbadicum libri XXIII: A. ZENO, Vita Sabellici, in M.A. SABELLICO, Rerum venetarum ab urbe condita ad Marcum Barbadicum libri XXIII, Venezia 1718. Si veda anche la bibliografia annessa alla nota 4 dell'Introduzione.

[3] Nome latino dell'odierna Cividale del Friuli. Si veda l'Introduzione.

[4] Denominazione che il Canussio riprende dalle Enneades di M.A. Sabellico e che quest'ultimo usa per indicare la città di Udine: Hunnium pro Utino scripsi. La tradizione vuole che Udine sia stata fondata da Attila, re degli Unni, su un colle creato artificialmente con la terra portata dalle milizie barbare negli elmi: M.A. SABELLICO, Rapsodiae Historicae Enneadum ..., Basilea 1508, 328.

[5] C. PLINIO SECONDO, Storia naturale, III, 130.

[6] Nel 1465 sarebbe stato rinvenuto nel cimitero ebraico di Cividale un epitaffio molto antico; nel corso dello stesso anno questo ritrovamento venne celebrato in un'iscrizione in lingua ebraica in caratteri quadrati su una lapide, da allora collocata nell'atrio di Porta S. Pietro, dove è tuttora visibile: secondo questa iscrizione l'antichità dell'epitaffio risaliva all'anno 3156 del calendario ebraico. Questa data corrisponde al 604 a.C., anno della schiavitù di Babilonia, come fu pubblicamente confermato nel 1568 dal rabbino Eliano; ma il Canussio e altri cividalesi quasi un secolo prima la interpretavano come corrispondente al 2043 a.C., secondo il "Dittamondo" di Fazio degli Uberti, che colloca la creazione nel 5199 a.C. e non nel 3760 a.C. come il calendario ebraico. Molto probabilmente l'epitaffio era un falso ideato allo scopo di difendere la comunità ebraica di Cividale dall'accusa di deicidio, dimostrando la sua presenza in Friuli in epoca precedente la nascita di Cristo. Vedi: G. GRION, Guida storica di Cividale e del suo distretto, Cividale 1899, 287.

[7] Chiesa nota anche con l'intitolazione a San Valentino, fondata nel 1282 e sottoposta a numerosi restauri e rimaneggiamenti nel secolo XVIII: G. GRION, Guida storica di Cividale..., Cividale 1899, 389.

[8] Il patriarca Raimondo della Torre ordinò nel 1296 la fondazione del monastero di San Francesco a fianco della chiesa omonima. Si trattava del più grande complesso conventuale di Cividale: ALEA, Cividale del Friuli. Guida alla città, Udine 1990, 60-61.

[9] Castrum romano posto all'imbocco della valle del But, che corrisponde all'attuale Zuglio Carnico. Si veda la recente pubblicazione: ALEA, Iulium Carnicum. Vicende di un antico insediamento, Udine 1990.

[10] L'autore dimostra nei capitoli successivi di conoscere l'intervallo temporale compreso tra la morte di Attila e il regno di Alboino. Probabilmente in questo passo egli intende significare che gli Unni si fermarono in Italia molti decenni e che il loro trasferimento verso Oriente continuava ancora all'epoca del regno longobardo di Alboino in Pannonia.

[11] Re barbarico (434-493). Capeggiò la ribellione delle milizie barbariche contro Oreste che reggeva l'impero al posto di Romolo Augustolo ancora bambino. Riuscì a ottenere per sé e per i barbari al suo seguito un terzo delle terre dell'impero. Dopo aver conseguito alcune vittorie militari che gli consentirono di occupare la Dalmazia e il Norico, fu sconfitto da Teodorico a Verona e sull'Isonzo; rifugiatosi a Ravenna fu ucciso da Teodorico nonostante avesse negoziato la resa.

[12] Popolazione stanziata sulle coste orientali dell'Adriatico e nelle isole del mar Ionio.

[13] Città situata in provincia di Gorizia. Nel suo territorio il Senato veneto, su pressante richiesta dei Cividalesi, provvide nel 1472 e nel 1474 a dar corso a vari lavori di fortificazione per contrastare le scorrerie dei Turchi: P.S. LEICHT, Breve storia del Friuli, Tolmezzo 1987, 211.

[14] Generale di Giustiniano (505-565). Comandò alcune operazioni militari contro i Persiani con alterna fortuna e abbattè il regno dei Vandali. Fu inviato in Italia per combattere contro i Goti e riuscì a occupare la Sicilia (535), l'ltalia meridionale e Roma (536), costringendo i Goti alla resa (540). Rientrato a Costantinopoli dovette nuovamente ritornare in Italia due anni dopo, per riconquistarla dopo la nuova invasione dei Goti di Totila. Cadde in disgrazia essendo stato accusato di cospirare ai danni di Giustiniano.

[15] Generale dell'impero d'Oriente (480-574), fu affiancato in Italia a Belisario per combattere contro i Goti; comandò personalmente una spedizione contro di essi giungendo fino a Ravenna attraverso la Dalmazia. Nel 554 sconfisse Totila determinando la fine della dominazione gotica. Fu nominato patrizio e si occupò in particolare di riorganizzare l'amministrazione in Italia.

[16] M. Terenzio Varrone (116 a.C.-27 a.C.), scrittore latino erudito e poligrafo, fu incaricato di organizzare le biblioteche pubbliche. Spaziò dalla letteratura (Saturae Menippeae) allo studio della lingua latina (De lingua latina) alle antichità nazionali (Antiquitates rerum humanarun et divinarum), alla politica e all'erudizione. È interessante ricordare, fra le altre opere, il Disciplinarum libri IX opera enciclopedica sulle arti liberali la cui ripartizione filtrò nella cultura del Medio Evo con la distinzione fra arti del trivio e del quadrivio.

[17] P. Nigidio Figulo (98 a.C.- 45 a.C.), erudito romano che Cicerone indica come l'iniziatore del movimento neopitagorico a Roma; scrisse numerose opere di vario argomento, spaziando dalla grammatica all'astrologia e allo studio delle tradizioni religiose.

[18] Prefetto d'ltalia e successore di Narsete, durante l'invasione longobarda si ritirò a Ravenna rinunciando a organizzare la difesa delle città minacciate dai barbari.

[19] Popolazione di origine celtica stanziata nella regione montuosa posta fra il Danubio, la Pannonia e le Alpi Carniche.

[20] Gisulfo I, nipote di Alboino, primo duca del Friuli.

[21] Vescovo di Treviso, riuscì a placare il re longobardo Alboino e a scongiurare la distruzione della città, come riferisce Paolo Diacono nella Historia Langobardorum: F. UGHELLI, Italia Sacra sive de Episcopis Italiae et Insularum adiacentium..., 5, Venezia 1720, 490.

[22] Popolazione germanica originaria del Chersoneso cimbrico.

[23] Paolo Diacono (730 ca.-799), figlio di Warnefrit e di Teudelinda, appartenne a una nobile stirpe longobarda stabilitasi a Cividale fin dall'inizio della conquista. Da Cividale si trasferì a Pavia dove fu istruito dal grammatico Flaviano; fu alla corte di Ratchis e di Desiderio e da quest'ultimo fu incaricato di provvedere all'istruzione della figlia e di accompagnarla a Benevento. La caduta del regno longobardo lo indusse a ritirarsi nell'abbazia di Montecassino. Nel 782 si trasferì alla corte di Carlo Magno dedicandosi all'insegnamento e alla composizione di opere letterarie in versi. Quattro anni più tardi fece ritorno a Montecassino dove attese alla compilazione di una biografia di San Gregorio Magno e della Expositio super regulam sancti Benedicti. Probabilmente alla fine della sua vita scrisse la Historia Langobardorum dalle origini alla morte di re Liutprando.

[24] Re dei Longobardi dal 584 al 590. Cercò di favorire la coesistenza pacifica tra Romani e Longobardi nella salvaguardia dell'identità dei due popoli; impose ai duchi la cessione di parte delle loro terre e ai Romani il versamento di un tributo.

[25] Gisulfo II, terzo duca del Friuli, ucciso dagli Avari durante il saccheggio di Cividale. Secondo la leggenda la moglie di lui Romilda, aprì le porte di Cividale al nemico, segnandone la fine e la distruzione, perché innamoratasi del kagan degli Avari (italianizzato e personalizzato in Cacano dal Canussio). Questo episodio colpì vivamente la fantasia narrativa di Giovanni Boccaccio che a Romilda dedicò uno dei capitoli più intensi e narrativamente orridi del suo De casibus virorum illustrium (IX 3). Vedi anche: M. BROZZI, Il ducato longobardo del Friuli, Udine 1981, 32-35; G.G. CORBANESE, Il Friuli, Trieste e I'Istria dalla preistoria alla caduta del patriarcato di Aquileia, Udine 1983, 128.

[26] Due dei figli di Gisulfo II. Dopo l'uccisione del padre gli subentrarono in qualità di duchi del Friuli. Caddero vittime di una cospirazione ai loro danni e dopo la loro morte prese la guida del ducato Grasulfo, fratello di Gisulfo II, in precedenza loro autoritario tutore.

[27] Il nome esatto è Arichi; duca di Benevento, si rifugiarono presso di lui Taso e Caco per sottrarsi all'autorità di Grasulfo. In precedenza era stato pedagogo dei due giovani. Morì nel 641.

[28] Oggi capo Promontore, a sud di Pola, nei pressi del paese di Medolino.

[29] P. VIRGILIO MARONE, Eneide, I, 242.

[30] Si tratta del patriarca Paolino 1 (557-569). Quando iniziò la calata dei Longobardi si rifugiò a Grado con le reliquie e i tesori della chiesa; qui si impegnò a rendere la città adeguata a ruolo di residenza patriarcale facendovi costruire nuovi luoghi di culto e attribuendole l'appellativo di "Nuova Aquileia" C. CZOERNIG, Gorizia "la Nizza austriaca". Il territorio di Gorizia e Gradisca, Gorizia 1969, 178-179.

[31] Vescovo di Iulium Carnicum (vedi nota 9). È possibile che il vescovo Massenzio risiedesse a Cividale come fecero i suoi due successori: F. QUAI, La sede episcopale del Forum Iulium Carnicum, Udine 1973, 119 e 124-127.

[32] Vescovo di Iulium Carnicum (vedi nota 9). Risiedeva però a Cividale: G.C. MENIS, Storia del Friuli, Udine 1987, 154.

[33] Successore di Fidenzio, anch'egli risiedeva a Cividale. Callisto, patriarca di Aquileia, che risiedeva a Cormons lo cacciò con la forza da Cividale per ottenere una sede più adeguata e prestigiosa. Tale presa di posizione scatenò la reazione di Pemmone duca del Friuli e degli altri nobili longobardi che catturarono Callisto e lo imprigionarono con l'intenzione di ucciderlo. Fu Liutprando a far liberare il patriarca e a destituire il duca: G.C. MENIS, Storia...., Udine 1987, 154.

[34] Patriarca di Aquileia dal 713 ca. al 737. Si rinvia alla nota precedente.

[35] Duca del Friuli. Di nobile stirpe longobarda, costituì una scuola ducale che formò uomini come Paolo Diacono e San Paolino di Aquileia. In varie occasioni frenò le mire espansionistiche degli Slavi. La presa di posizione contro il patriarca di Aquileia Callisto gli procurò l'ostilità di Liutprando re dei Longobardi che lo destituì per affidare il ducato al proprio figlio Ratchis: P. PASCHINI, Storia del Friuli, Udine 1953, I, 125.

[36] Il nome esatto è Sigualdo. Fu patriarca di Aquileia dal 762 al 776. Cividalese, di origine longobarda, tentò di favorire la fusione dei Longobardi con i Romani: F. COLONINI, I sepolcri dei Patriarchi di Aquileia, Udine 1889, 33.

[37] Uno dei figli di Gisulfo II, fu re dei Longobardi. Rifugiatosi dopo l'uccisione del padre a Benevento presso il duca Arichi, divenne duca della città campana alla morte di questi. Nel 662 fu proclamato re dei Longobardi; governò per nove anni durante i quali riportò numerose vittorie militari e si dedicò a promuovere alcune riforme in materia legislativa. Morì nel 671.

[38] Patriarca di Aquileia (785-802). Nacque a Cividale dove probabilmente iniziò la sua formazione culturale; dopo aver svolto per un certo periodo l'attività di maestro di grammatica, nel 777 fu in Francia alla corte di Carlo Magno in qualità di maestro della Scuola Palatina insieme a uomini di cultura come Alcuino, Pietro da Pisa, Paolo Diacono. Alla morte del patriarca Sigualdo, Paolino fu designato da Carlo Magno quale successore. Accompagnò Pipino il Breve in Pannonia in una spedizione contro gli Avari, riuscendo a ottenere pacificamente l'evangelizzazione di quelle popolazioni. Morì nell'802 a Cividale: P. PASCHINI, San Paolino patriarca e la Chiesa aquileiese alla fine del sec. VIII, Udine 1906.

[39] Patriarca di Aquileia (1019-1042), proveniva da una nobile stirpe tedesca. Prima di diventare patriarca fu cancelliere dell'imperatore Enrico II, per conto del quale compì anche alcune spedizioni militari. Si mise quindi sotto la protezione di Corrado II che gli conferì sempre maggiori poteri per ottenere per mezzo del patriarca il consolidamento della propria autorità. Le donazioni imperiali avevano, tra l'altro, ridotto sensibilmente le entrate del duca Adalberone di Carinzia che richiese in cambio che la chiesa aquileiese gli versasse dei tributi feudali per tutti i beni situati nel suo margraviato. Il deciso rifiuto da parte dell'imperatore segnò il passaggio del patriarcato alle dirette dipendenze dell'impero. Il potere di Poppo fu ulteriormente ampliato con la concessione di Corrado di battere moneta e con l'assegnazione di vaste proprietà terriere in Carniola. Le cospicue entrate che gli derivarono consentirono al patriarca di far costruire la basilica di Aquileia e il campanile; istituì un capitolo di cinquanta canonici.

[40] P. OVIDIO NASONE, Heroides, II, 85.

[41] Il nome esatto è Eberardo. Fu patriarca di Aquileia dal 1042 al 1049. Entrò in conflitto con ilpatriarca di Grado riguardo la dipendenza dei vescovi dell'lstria, conflitto che il pontefice Leone IX risolse in favore del patriarca di Grado.

[42] Ludovico di Teck fu l'ultimo patriarca a reggere lo stato patriarcale f no alla conquista veneta del 1420. Tenne la carica dal 1412 al 1439.

[43] Paese situato nei pressi di Moimacco, presso Cividale: G. FRAU, Dizionario toponomastico del Friuli-Venezia Giulia, Udine 1978, 36.

[44] Patriarca di Aquileia dal 1493 al 1497, fu nominato successore del cardinale Marco Barbo dal Senato veneto in contrapposizione a Ermolao Barbaro, designato a questa carica dal pontefice Innocenzo VIII. Il Barbaro non volle rinunciare al seggio patriarcale nonostante Venezia non lo avesse riconosciuto e Niccolò Donato dovette attendere la sua morte per divenirne il successore a tutti gli effetti.

[45] Il tempio menzionato è il duomo di Cividale.

[46] Collegio di sacerdoti istituito per solennizzare il culto e nel caso di capitolo cattedrale per assistere il vescovo. La base del potere di un'istituzione come questa era la forza patrimoniale, determinata dalle assegnazioni vescovili ai canonici e dai doni e lasciti dei fedeli. Fu la struttura portante della Chiesa medioevale.

[47] Si tratta del "Ponte del Diavolo" di Cividale, detto anche Ponte Maggiore. Durante il secolo XlV fu elaborato un progetto di restauro in pietra della struttura, rimandato fino al secolo successivo, quando gli stessi cittadini offrirono del denaro per la realizzazione dell'opera. I lavori di ristrutturazione ebbero inizio nel 1442 per concludersi intorno al 1460. Nel 1468 le fondamenta resistettero a una piena violentissima, nel 1580 le lastre di copertura vennero lavorate per renderne la superficie meno sdrucciolevole. Alla fine del secolo XVII e nel 1842 minacciò di crollare da una sponda. A quest'ultima data corrisponde un decisivo intervento di restauro del quale resta la testimonianza nella dicitura Restauratus anno 1842 incisa sul parapetto. Venne fatto saltare nel corso della prima guerra mondiale e rifatto in parte e ampliato negli anni successivi.

[48] Antica famiglia nobile originaria di Bologna; l'insediamento a Cividale ebbe luogo nel secolo XIII quando Boniatale de Claricini si trasferì nella città ducale. Nel 1440 Francesco Claricini fu nominato membro di una commissione incaricata di trattare con gli imprenditori impegnati nella ricostruzione in pietra del "Ponte del Diavolo" . C. CZOERNIG, Gorizia..., Gorizia 1969, 664.

[49] Fu autore di un trattato enciclopedico ripartito per materie, di cui rimane il De Medicina. Visse nel I secolo d.C.

[50] La nobile famiglia Formentini sembra essere originaria dell'Ungheria, ma l'insediamento in Friuli risale già all'inizio del secolo XIV. Nel 1315 Enrico II conte di Gorizia confermò a Formentino Formentini tutti i frudi che erano stati attribuiti a quella data. Lo stesso Formentino fu accolto a Cividale nel 1342 dando così origine al ramo cividalese della famiglia: C. CZOERNIG, Gorizia..., Gorizia 1969, 659-661. Niccolò Canussio aveva sposato Maria Formentini e i figli Antonio e Leandro sposarono le sorelle Damia e Pantasilea Formentini nipoti di Adamo. Vedi bibliografia annessa alla n. 12 dell'Introduzione.

[51] La famiglia Boiani è attestata per la prima volta in alcuni documenti notarili del 1210; alla stirpe appartenne la beata Benvenuta Boiani. La famiglia godette in particolare nel secolo XIV di grande potere derivato dalle numerose investiture patriarcali: L. ZANUTTO, Il milite Corrado III Boiani e la sua illustre casata, Udine 1902, 12-16.

[52] La prima attestazione dell'antica casata dei della Torre risale al secolo XII con Martino della Torre signore della Valsassina. La famiglia dominò a Milano per tre generazioni; dopo le lotte con i Visconti riparò a Cividale e vanta tra i suoi membri ben quattro patriarchi: C. CZOERNIG, Gorizia..., Gorizia 1969, 574-582.

[53] Popolazione nomade anticamente stanziata nella Russia meridionale nella regione del lago Aral.

[54] P. VIRGILIO MARONE, Georgiche, II, 43.

[55] M. TULLIO CICERONE, De Officiis, I, 83-84.

[56] Esercitò la professione di medico a Cividale.

[57] Giurista appartenente alla nobile famiglia Conti, originaria di Cividale, detta anche de Burgo Pontis: C. CZOERNIG, Gorizia..., Gorizia 1969, 664.

[58] Il convento dei Padri Predicatori di Cividale fu fondato nella seconda metà del secolo XIII; il vicino monastero di suore di clausura fu fondato nel 1267, inizialmente sotto la regola di Sant'Agostino, aderendo in un secondo tempo alla regola domenicana. Entrambi furono soppressi nel 1810: G. GRION, Guida storica di Cividale..., Cividale 1899, 390.

[59] La chiesa di San Lazzaro è attestata in documenti medioevali, insieme all'ospedale per i lebbrosi, fin dal 1291. Fu rimaneggiata e ampliata nel secolo XVII: G. GRION, Guida storica di Cividale..., Cividale 1899, 401.

[60] P. VIRGILIO MARONE, Eneide, VI, 129-130.

[61] P. VIRGILIO MARONE, Bucoliche, III, 111. È il verso conclusivo.


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